Mente Locale della Piana

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DI POLITICI E DI ALTRI GUAI

Ora va di moda dire che la impasse impiantistica causati da ricorsi a TAR e guai giudiziari è colpa dei  tecnici. I politici hanno deciso dove mettere gli impianti, ora tocca ai tecnici l’incombenza di farceli stare. E’ colpa loro se si perde tempo e se a quattro anni delle decisioni assunte l’aeroporto ancora non c’è. Che cavolo li paghiamo a fare? Quasi quasi i politici, traditi da questi incompetenti, dovrebbero licenziarli.

Guardate che non scherziamo. Molte di queste cose ce le ha dette in faccia un politico che va per la maggiore a una trasmissione televisiva. Senza possibilità di replica.

Vabbè, replichiamo ora. In primo luogo gli atti annullati dal TAR non sono documenti tecnici. Sono atti amministrativi. Sono i politici che li hanno votati, giunte, consigli. I tecnici non c’entrano proprio nulla.  Al contrario, sono stati proprio i tecnici, specie sull’aeroporto,  ad avvertire che gli atti erano farlocchi. Le delibere del NURV regionale chi se le ricorda? Eppure la regione ha voluto andare avanti lo stesso. Ovvio che poi ci siano ritardi al ministero per la VIA.

Ma com’è che gli atti sono farlocchi? Il problema è che i politici non sanno di che cosa parlano; nella medesima trasmissione c’è toccato di sentire che l’inceneritore di case Passerini, recentemente fulminato dal TAR, emetterà vapore acqueo grazie al trattamento delle camere di post-combustione, dove la temperatura raggiunge i 5-6.000 gradi. Ahimè, signori politici, la cosa non istà così. La camere di post-combustione raggiungono al massimo la temperatura di mille gradi, altrimenti fonderebbero. E quindi l’inceneritore emette diossine e furani, per i quali, ribadiamo, non ci sono opere di compensazione che tengano. Niente male per uno che metteva in discussione la competenza dei comitati su questa cosa. Ma almeno la domanda di autorizzazione unica della Q-Thermo per l’inceneritore con il progetto definitivo dell’impianto, datata 1 luglio 2014, e la relativa relazione tecnica dove si parla apertamente di 1.000 gradi (pagina 25) ve la siete letta? Bella la vita senza contraddittorio e con giornalisti compiacenti, eh?

Ma lasciamo la polemica spicciola e facciamo una riflessione meno angusta. Qual è il senso di quest’osservazione sui tecnici? Che cosa ci insegna? Secondo noi ci insegna questo; i politici si ritengono, come va di moda ora, decisioni makers. Sono abilitati dalle elezioni a fare quello che ritengono di dover fare. Poi sta ai tecnici e alle amministrazioni tradurre quelle decisioni in realtà. Non ci riescono? Colpa loro. Il discorso sostanzialmente è questo; chi è eletto decide quello che vuole e chi ne subisce le conseguenze si arrangia, perché l’ha eletto lì.

E’ chiaro che un ragionamento così va bene per Marchionne; è l’uomo al comando e fa quello che vuole. Ne deduciamo che il modello che questa classe politica ha presente è quello aziendale.  Ma l’azienda non è che sia un modello di democrazia. Tutt’altro. Qui le posizioni non potrebbero essere più diversificate. Noi infatti riteniamo che il compito del politico non sia quello di assumere decisioni, magari su argomenti di cui non  sa nulla, come ahimè sembra di capire, e poi che si arrangino i tecnici. A fare il politico così è buono chiunque. Si tratta invece di trovare consenso sulle politiche da intraprendere e di mediare i conflitti che ne derivano.  Cosa che su queste infrastrutture la classe politica si è guardata bene dal fare; la regione, in spregio di una legge da se stessa promulgata, si è ben guardata dall’avviare un processo partecipato sull’aeroporto nonostante reiterate richieste da parte nostra. Quindi che cosa succede? I conflitti che derivano da queste decisioni, non partecipate e che cambiano la vita delle persone, non trovando risoluzione nell’alveo politico, si spostano di fronte ad un’autorità terza, nel nostro caso il TAR, essendo il nostro ordinamento un ordinamento che non prevede il sovrano assoluto. E l’autorità terza finora ha dato ragione ai cittadini (che quindi non sono poi così incompetenti). Questa è la ragione dei ritardi, e non dell’ignavia dei tecnici.

Come se ne esce da questa cosa? Per noi, allargando gli spazi democratici: le decisioni devono essere più partecipate, e il consenso va creato ogni volta con fatica e impegno. E questa per noi è la durezza della politica. Per loro, è andare in carrozza rendendo le decisioni degli eletti sempre più intangibili e l’eleggibilità sempre più affare di una minoranza. Fateci caso: la recente riforma costituzionale, assieme alla modifica della legge elettorale, serve proprio a questo; la maggiore minoranza si impadronisce del potere e dal centro impone a tutti i territori le proprie scelte. E’ esattamente questo il fine della riforma costituzionale che voterete il 4 dicembre. Perché, non è questo? La governabilità che reclamano non è questa?

Dietro lo scontro su inceneritore e aeroporto c’è esattamente questo. Non è una questione tecnica e non lo è mai stata, anche se lo scontro avviene sui progetti proprio perché non c’è mai stato un confronto vero con i cittadini sul resto. Ma l’ambito dello scontro non deve velare il vero terreno di confronto che si cela dietro. E qui si interpone il ragionamento del giornalista compiacente di turno; li avete eletti, quindi ve li tenete e obbedite loro.  E invece no; in primo luogo non rappresentano più maggioranze di aventi diritto; in secondo luogo anche se rappresentassero maggioranze, non è che possono fare quello che pare loro, perché la democrazia non funziona così. Almeno quella di Calamandrei; forse quella di Marchionne. E il tentativo di infilare il modello Marchionne direttamente in costituzione è una chiara indicazione sulle intenzioni di una parte rilevante della attuale classe politica. Tuttavia è facile prevedere che anche in caso di successo dalla riforma Boschi-Verdini, questo tentativo non avrà successo. I cittadini non spariscono e la loro opposizione a politiche senza consenso non sparisce. Solo, non trovando più espressione nell’assetto politico e istituzionale fatto apposta per privilegiare le scelte di minoranze coese (di solito coese dagli interessi spiccioli che praticano assieme) aumenterà ancora il contenzioso; e se non ci sarà contenzioso, perché il centro dichiarerà strategiche, ossia intangibili, le proprie scelte, ai cittadini non rimarrà che fare appello a se stessi. Ci preparano un futuro in cui al posto dei cittadini che fanno ricorso al TAR, ossia a un’istituzione prevista dalla legge, faranno appello al Movimento dei Forconi o ai vari Trump e Le Pen di turno. Non è un gran bel futuro. Questa cosa la sapeva perfino John Locke nel seicento, e la sanno gli studenti del liceo.  I politici eletti non se la ricordano più. Voi vedete di ricordarvela il 4 dicembre, prima di respirare tanto tanto vapore acqueo.

Video intervista Giani

Autorizzazione Unica QThermo.pdf

 

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Questa voce è stata pubblicata il 25 novembre 2016 da in Editoriale con tag , , , , , , , , , .

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