Mente Locale della Piana

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L’AFFIDAMENTO PETALOSO

Quando la giunta Fossi, tutta fiera, ha inteso qualche giorno fa presentare ai cittadini i suoi fantastici trionfi nell’interesse della comunità, e le Cose Alte Condotte Con Abilità (C.A.C.C.A.) da sé medesima effettuate, questa qui se la deve essere dimenticata. Parliamo dell’affidamento della gestione del Parco Iqbal di cui alla determina 202/2014. Quest’affidamento lo potremmo definire, con un termine che va per la maggiore, “petaloso”, nel senso del peto, però. E vi diciamo il perché.
L’affidamento in sé e per sé sembra innocuo. Ricorrere a un partner privato per la concessione di servizi e lavori è fatto ormai entrato nella giurisprudenza corrente. Quindi, dov’è il problema? Il guaio è che proprio perché questa prassi è diventata corrente, è stata emanata una normativa apposita; normativa che ovviamente il comune di Campi, nelle sue C.A.C.C.A. , ignora. Andiamo con ordine.
L’affido viene fatto con la formula del senza oneri per il comune; l’affidatario paga un canone di concessione al comune e si tiene per sé tutti gli incassi provenienti dalla gestione del bene affidato. Fin qui tutto chiaro. Difatti al paragrafo 8 del capitolato d’appalto allegato dalla detta determina si scopre che “il Comune pone a carico del Concessionario i seguenti ulteriori oneri relativi ad interventi che dovranno essere eseguiti prima dell’inizio di qualsiasi attività ricreativo/sportiva e avviati entro 30 giorni dalla consegna del Parco previo ottenimento delle eventuali necessarie autorizzazioni”. E va beh. Però, al successivo paragrafo 9, sta scritto: “Per la concessione in uso del Parco il Concessionario dovrà pagare al Comune un canone annuo di € 10.000 che dovrà essere versato al Comune in due rate semestrali anticipate. 
A fronte dell’esecuzione dei lavori di cui al punto 8, il canone non verrà corrisposto per tutta la durata della concessione (5 anni).”
Di conseguenza, se l’affidatario esegue i lavori che il comune gli chiede (ad esempio adeguamento e revisione di tutti gli impianti interni ed esterni con certificazione di conformità, revisione e certificazione di idoneità statica di alcun strutture murarie, ecc.) si becca uno sconto sul canone. Quindi in realtà questi lavori li paga il comune, come sconto sul canone di concessione. E quindi come si fa a scrivere che gli oneri il “comune pone a carico del concessionario”? E questa è la prima fotta. Di conseguenza la seconda: chi è che stabilisce se i lavori valgono lo sconto? Se valessero meno dello sconto, ci sarebbe danno erariale. Chi è che lo stabilisce? Secondo voi il capitolato lo dice? E qui parte il primo peto.
Il secondo è anche più fragoroso. L’affido riguarda la gestione delle aree a verde attrezzato, ma poi si scopre che il concessionario deve anche eseguire alcuni lavori. E qui casca l’asino, perché la direttiva europea 2014/23/UE approvata il 15 gennaio 2014 dal parlamento di Strasburgo e pubblicata il 28 marzo 2014 in Gazzetta Ufficiale Europea è intervenuta a normare quegli affidamenti a partner privati di cui si diceva prima. E’ vero che ancora l’Italia non l’ha recepita, come al solito (mentre altre fregature, tipo il pareggio in bilancio in costituzione l’ha recepita subito), però ‘sta norma c’è, è continentale, ne vuoi tenere conto? E che dice questa norma?
Dice questo: che la concessione di lavori è del tutto distinta e separata dalla concessione di servizi e vanno aggiudicate con atti diversi e modalità diverse. Dopo il varo di questa direttiva europea, non si può più fare confusione tra appalto di servizi e appalto di lavori, perché sono due cose distinte e diverse.
Al comune di Campi non lo sanno. E qui parte il secondo peto.
Al di là della validità di questa determina o meno, che non è che ci interessi impugnare, qui è chiara la scarsa trasparenza e la scarsa sapienza amministrativa della macchina amministrativa comunale guidata da Emiliano Fossi. Non è il primo caso che accade.
Visto che siamo a parlare di danno erariale, torniamo alla annosa vicenda della condanna da parte della Corte dei Conti (sentenza 103/2016) nei confronti del responsabile del servizio di staff del sindaco, Carlo Andorlini. La vicenda vi sarà nota: dopo la penosa vicenda dei CampLab, con determina 1/2013, l’Andorlini affida a un editore la pubblicazione di un libro sull’esperienza del CampLab che la valorizzi e raccolga i materiali elaborati, il tutto alla modifica cifra di 7.200,00 euro. Il libro a noi non sembrava che valesse nemmeno la carta su cui era scritto (andate a cercarvi i vecchi post). Ci sembravano quattrini buttati via. Non siamo stati noi soli a pensarla così; un consigliere di opposizione fa un esposto alla Corte dei Conti, che fulmina l’iniziativa con la detta sentenza. Trattasi di quattrini buttati via, di danno erariale, in quanto l’iniziativa, come recita la sentenza, nella indizione dei CampLab non era compresa “la realizzazione del volume intitolato CampLab”. Quindi Andorlini è andato oltre il mandato ricevuto, ha voluto realizzare il volume di testa sua. E mo’ il reato contabile è tutto suo.
Sarà vero. Però l’Andorlini era stato assunto in virtù di uno stretto rapporto fiduciario. Ora si scopre che faceva di testa sua. Con questa storia del rapporto fiduciario, i suoi emolumenti erano in carico all’erario. Li pagavamo noi. E pagheremo pure il danno erariale, visto che il comune ha un’assicurazione per questi casi (che ovviamente paghiamo noi). Poi c’è altro da dire; se Andorlini faceva di testa sua, come mai è stato il sindaco a intestarsi la paternità del volume/reato contabile, andando a presentarlo in pompa magna (più magna che pompa) alla regione Toscana il 16 maggio 2014, alla presenza di Vittorio Bugli e Massimo Giusti? Abbiamo il volantino e la copertina del volume/reato campeggia alla grande. La Corte dei Conti ha stabilito che il reato contabile fa capo ad Andorlini, ma chi ne trae i benefici politici è Fossi. Come la mettiamo? E come la mettiamo con il capogruppo del PD Loiero, che sollecitato sull’argomento dice di non conoscere la questione. Come non la conosce? Ma quando Fossi faceva la ruota a palazzo Panciatichi a presentare il libro incriminato, e il reato contabile non era allora all’orizzonte, il PD la conosceva; e si faceva vanto dei penosi CampLab manco fossero stati un’idea di Leonardo da Vinci.
In conclusione: con questa opacità amministrativa, con questa continua ingerenza ope legis nella carriera delle persone, per cui si nomina chi ci pare in assenza di chiare motivazioni e di ragioni robuste, la partecipazione va a farsi benedire. Ora ci tocca assistere alla nomina di un ragazzo di 24 anni, certo Giacomo Poggiali, con la solita procedura di Andorlini, per coadiuvare il sindaco nelle relazioni esterne e in particolare nei confronti della stampa nazionale e internazionale (e quella intergalattica no?) e dopo aver attentamente compulsato il suo curriculum vitae da cui emergono le professionalità specifiche per questo alto incarico: un curriculum vitae in cui sta scritto, papale papale, “per preparazione universitaria e interessi e passioni personali, ho un largo ventaglio di competenze difficilmente dimostrabili in un CV (non esistono attestati che dimostrino ciò)”. Scusate signori della Giunta: ma che cavolo avete valutato? Dobbiamo aspettarci un altro caso Corte dei Conti, a ulteriore danno delle nostre tasche? E se queste sono la trasparenza e la motivazione che muovono gli atti di codesta amministrazione, almeno i soldi dei CampLab ce li fate risparmiare? Perché francamente ci sembrano soldi buttati via.
O forse c’è una ragione diversa; la partecipazione non si limita a chiedere il voto ogni cinque anni. E’ una questione che riguarda l’amministrazione della cosa pubblica giorno per giorno. Se non c’è questo, non c’è volume CampLab che tenga (anzi c’è danno erariale). Sarà un’impressione nostra, ma ci pare che in questa comunità succede proprio questo.

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Questa voce è stata pubblicata il 16 Maggio 2016 da in Editoriale con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , .

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