Mente Locale della Piana

Il Comitato che vi svela le verità nella Piana Fiorentina e oltre

IO ACCUSO: PERCHE’ QUESTA RIFORMA COSTITUZIONALE FA SCHIFO

Lo zio Mente Locale interviene malvolentieri in prima persona, ma stavolta si parla di Costituzione, che è una cosa che riguarda tutti; ma proprio tutti. E dal momento che circolano tante balle (tutte a senso unico), lo zietto prova a trattare un paio di Argomenti Che Vi Riguardano e a spiegarli in modo piano, in maniera che anche Emiliano Fossi possa capire. Son pochi punti, ma che punti!

1. il taglio dei costi della politica. Sono cazzate. Se credete questo, potete credere anche ai marziani, e ai politici onesti. Ma lo zietto non pretende, come invece fa il rignanese, di essere creduto per fede. Ecco la spiegazione. Il taglio avverrebbe facendo fuori 200 poltrone di senatori. Ora si dà il caso che in Italia si calcola che un milione (dicesi 1 MILIONE) di persone vivano di politica (fonte Fatto Quotidiano del 16 dicembre 2013). 1 milione meno 200 fa 999.800. Sai che risparmio. Peraltro, il risparmio è dubbio, perché il senato rimane (quindi rimangono i costi della struttura, gli stipendi del personale, le spese di riscaldamento e di illuminazione, i servizi, le spese telefoniche, gli affitti, ecc.) e in più bisognerà buttarci dentro anche i rimborsi per i consiglieri regionali diventati senatori; ed è noto che i rimborsi spese dei consiglieri regionali sono una roba peggio delle piaghe bibliche dalla una alla otto incluse. Ci hanno addebitato perfino le loro mutande verdi e i loro vibratori. Quindi, che si risparmia?
Ma al di là di questo, è proprio la ratio che fa ridere, perché i costi della politica non sono lì. Prendiamo il recente caso della corte dei conti, che ha condannato per danno erariale un tizio chiamato a fare il dirigente al comune di Campi dal sindaco. Il tizio aveva fatto stampare, secondo la corte andando oltre i limiti del suo mandato, tot copie di un libro spendendo sui settemila euro, che poi il sindaco di Campi era andato a presentare alla regione, tutto contento. Così oltre lo stipendio del suddetto tizio, ai cittadini di Campi è toccato pagare pure il libro/reato contabile, e anche l’assicurazione che il comune di Campi ha (saggiamente) stipulato contro le condanne per danno erariale (ci sa che il ricorso a quest’assicurazione salirà, , oh come salirà). O prendete l’altro caso, il medesimo sindaco che nomina un altro dirigente per parlare con la stampa nazionale o internazionale (tante volte venissero giornalisti giapponesi o eschimesi a parlare con il sindaco), un ragazzotto poco più che ventenne con un curriculum con cui è scritto, papale papale, “per preparazione universitaria e interessi e passioni personali, ho un largo ventaglio di competenze difficilmente dimostrabili in un CV (non esistono attestati che dimostrino ciò)”. Ecco, questa riforma colpisce l’Istituzione senato, ma questi, che sono i veri costi della politica, e il motivo per cui ci campa un milione di persone, credete che vengano toccati? E questa cosa moltiplicatela per tutti i comuni di Italia e di tutti i posti di potere dove si possano elargire spese di questo genere, a cominciare dalla presidenza del Consiglio, dove si è fatto di tutto per far avere una nomina come consulente per la sicurezza all’amichetto Carrai, nonostante gli evidenti conflitti di interessi. E sarebbe questa gente qui a tagliare i costi della politica? Peraltro, pensate davvero che quelli che i 200 che perdono il posto da senatore vadano tutti in fabbrica? E non gli troveremo un bel posto in una partecipata, in un consiglio di amministrazione, in una banca (consiglieremmo la banca Etruria, molto solida a quanto ci dicono)? Insomma, lo zietto non ci crede a questa puttanata. Voi ci credete? Peggio per voi

2. la governabilità. Nei rari momenti di onestà intellettuale, gli esponenti del SI’ ammettono che è questa la vera ragione della riforma. Si vuole un paese in cui la sera delle elezioni si sappia chi le ha vinte. Eccellente ragione; solo che si è scelto di farlo manomettendo la legge elettorale trasformando la maggior minoranza in schiacciante maggioranza parlamentare. In altre parole, la strada scelta per assicurare la governabilità è quella di rendere una minoranza detentrice assoluta del potere nel paese. Può sembrare un metodo sicuro per assicurare maggioranze forti e governi ancora più forti, ma non è così. Perchè accadrà quello che è sempre accaduto in questo paese; tutti correranno nella minoranza più forte, che a quel punto si riempirà di schifezze (in effetti sta già accadendo) e diventerà litigiosa. La trasformazione di minoranza in maggioranze schiaccianti non basta, se le maggioranze sono litigiose e se il paese è diviso (e questa riforma lo divide di sicuro); lo dimostra l’attuale parlamento, eletto con il Porcellum che pure aveva già un premio di maggioranza addirittura scandaloso (e dichiarato incostituzionale con sentenza della Consulta), ma in cui senza porre la questione di fiducia (e utilizzando strumenti scandalosi, come la sostituzione dei commissari nella commissioni parlamentari) difficilmente questo governo avrebbe fatto passare i propri provvedimenti. A che è servito allora trasformare le minoranze in maggioranze? Per cui questa riforma è proprio sbagliata, da gioco delle tre carte, e punta tutto su una governabilità che dovrebbe essere blindata tramite l’abbandono del principio cardine della democrazia, ossia la maggioranza dei consensi. Quindi la riforma baratta il principio democratico con la governabilità; che è un cattivo baratto, e che sarà inutile, perché tanto non si otterrà lo scopo voluto, per cui sarà necessaria un’altra riforma, che permetta di sapere chi ha vinto le elezioni PRIMA delle elezioni. Se ci avvia per questa strada, si finisce dalle parti di Saddam Hussein. Questi non sono giochi da fare con le istituzioni, e non dovrebbe essere permesso a un governo scarsamente competente di farlo.
Naturalmente, tutto ciò si poteva ottenere in un altro modo. La forza e la compattezza di un governo non derivano infatti dalle alchimie con le quali si vuole costituire minoranze politiche in maggioranze; la forza e la compattezza di un governo derivano dalla forza e dal consenso che trova nel corpo elettorale. Un governo che godesse della fiducia e del pieno sostegno del corpo elettorale, non avrebbe mica bisogno di sconciare la Costituzione per trovare i mezzi per piegare la maggioranza del paese ai suoi voleri. Per spiegarlo in modo che anche a Campi possano capire questa questione: prendiamo la faccenda dell’inceneritore. Questa scelta è chiaro che non ha il consenso dei cittadini; le manifestazioni mostrano ampiamente che l’opposizione dei cittadini a quest’opera non solo perdura, ma anzi cresce. Perciò chi lo vuole realizzare deve: a) impedire ai cittadini di esprimersi (sennò gliela bocciano); di qui il proliferare di tavoli, commissioni, conferenze, che sono il modo in cui una minoranza sottare alla maggioranza dei cittadini la possibilità di impedire le scelte che la minoranza vuole imporre; b) darsi gli strumenti per rendere la imposizione della volontà della minoranza permanente. Ci vuol tanto a capire che la riforma costituzionale obbedisce proprio a questa logica, e che dietro la parola “governabilità” ci sono rapporti di potere di questo tipo? Di qui lo scetticismo dello zietto.

Un’ultima notazione sulla faccenda del SI’ e del NO. Chi si oppone a questa riforma costituzionale viene tacciato di essere gufo, rosicone e di saper dire solo NO. Ebbene: a che cosa abbiamo detto NO, noi del NO? A un inceneritore; a un aeroporto; al sottoattraversamento di Firenze; a una riforma costituzionale schifosa e pure scritta male; e soprattutto allo spossamento dei cittadini del loro diritto di decidere sulle proprie vite a vantaggio dei vari Giannotti, Nodavia, Carrai, statisti di Rignano inclusi. Questi NO noi li rivendichiamo, e li sosteniamo tuttora. George Grosz rivendicò di aver detto un piccolo sì e un grande NO. Il grande NO era quello a un ordine sociale marcio e malato, sprofondato nella crescente negazione delle libertà e che si avviava, di lì a poco, alla mostruosità morale del nazismo. Il piccolo sì era il sì alla vita, alla libertà e alla pienezza della propria coscienza. Era il grande NO che permetteva il piccolo sì; il contrario non avrebbe avuto senso. Era il NO che garantiva la possibilità di dire sì.
Vedete un po’ di ricordarvelo.

Lo zietto Mente Locale

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