Mente Locale della Piana

Il Comitato che vi svela le verità nella Piana Fiorentina e oltre

LA CATASTROFE A VENIRE

Non è più possibile votare se non con un senso di destino incombente. La catastrofe ci minaccia e seguirà inevitabilmente ai nostri comportamenti elettorali sbagliati. Solo una sana e salutare paura della catastrofe incombente ci salverà da quei comportamenti e ci consentirà di proseguire spaventati le nostre vite (peraltro già abbastanza precarie). La paura è sana; la paura è viva; la paura chiarisce e semplifica, e la paura salverà questo paese e l’altra società disfunzionale chiamata Europa.
E’ quello che si capisce dalla campagna elettorale delle amministrative e non solo. Ogni scelta comporta pericoli tremendi e minacce imminenti. Votare NO alla riforma costituzionale Boschi consegnerà il paese all’ingovernabilità e a una crisi politica che attende risposta da saggi legislatori ormai da settant’anni (l’ha detto davvero Renzi, potessimo cecare, anzi potesse cecare lui). Se la Gran Bretagna votare sì all’uscita dai trattati europei seguirà recessione, sconvolgimento economico, fallimento di banche e stagnazione. Se inceneritori e aeroporti non verranno urgentemente fatti nella Piana, destini terribili si addenseranno sulla testa dei poveri cittadini, che non solo dovranno rinunciare al bengodi prodotto da queste infrastrutture, ma saranno indebitati a vita per pagare le penali, ridotti al precariato e alla miseria.
Ovviamente, nulla di tutto ciò è vero.

a) la riforma costituzionale. In realtà le ragioni di questa riforma sono debolissime e la riforma stessa è alquanto scritta con i piedi, più desiderata che pensata, più perseguita che meditata. Le costituzioni sono organismi che devono durare per secoli, e questa qui, qualora fossero approvata dal referendum che dovrà tenersi, durerà poco, e saremo daccapo con la riforma della costituzione e con le minacce incombenti. Il motivo è molto semplice: si tratta di un tentativo di trasformare la maggiore minoranza in maggioranza schiacciante. In questo modo, il governo avrà tutte le armi per imporre le proprie politiche, anche se il paese è riottoso. Che non ci sembra un bell’atteggiamento. Ma anche se fosse, che questa riforma andrà allegramente a puttane è facile profezia, perché anche le maggioranze schiaccianti possono poi ancora suddividersi (come in effetti sta già succedendo), specie quando il paese è diviso. E imporre a forza una riforma costituzionale come questa divide ancora di più il paese e pone le basi per le ulteriori, future divisioni. Invece di ricompattare il paese su una riforma condivisa, si è preferito spaccare tutto e andare avanti costi quel che costi. Il che, ci dicono, è lo stile tipico degli statisti di Rignano.
Ma poniamo il caso che la riforma sia rispedita al mittente. Quale sconquasso ne deriverà? Quale tremenda catastrofe? In realtà, nessuna. E’ già accaduto che una riforma costituzionale altrettanto schifosa e molto simile fosse rispedita al mittente (nel 2006, per l’esattezza), e non è successo nulla. Nessun terribile destino si è abbattuto sul paese. Nessuno è morto. Nulla è andato perduto. Quando invece è arrivata davvero la catastrofe nel 2008, con il crollo del sistema bancario internazionale, nessuno di quelli che ora gridano alla catastrofe in nome della riforma costituzionale si era accorto di nulla. Si vuole uscire da quella catastrofe lì? Cominciate ad attuare politiche in quel senso, e piantatela di svalutare il lavoro, di rendere tutti precari, di bruciare miliardi di denari pubblici nella crisi delle banche e cominciate a far pagare chi ha distrutto tutto questa ricchezza. Non lo volete fare, e anzi vi tenete ministri stretti parenti di chi ha fatto esattamente quello che abbaiamo scritto un rigo fa, e anzi fate loro riformare la costituzione? E che volete da noi? Che beviamo le vostre panzane? La vostra riforma costituzionale non vale un cazzo, e soprattutto non serve ad evitare la catastrofe, che è GIA’ arrivata. Assistiamo all’oscenità che per poter andare in pensione, ossia per riavere il proprio salario differito (che questa è la natura dell’assegno pensionistico), ci si deve indebitare con le banche.

b) La BREXIT. Qui si prevedono sconquassi micidiali, crollo del PIL, fine dell’Europa. Anche qui, nulla di tutto ciò succederà. Il PIL è già crollato. Se l’Europa, quest’Europa, finisse, visto che fa abbastanza schifo, forse sarebbe un bene. Forse si potrebbe ricominciare a buttare le basi di un’Europa migliore, visto che questa ha rinunciato a essere una speranza per i propri cittadini e quelli che guardano ad essa da altri, martoriati paesi, e serve solo a imporre regole decise a Francoforte. Visto che sembra sempre più sprofondata nella negazione di elementari libertà (vero, Hollande?). Ma nulla di tutto ciò succederà. Semplicemente, la Gran Bretagna eserciterà il diritto che le è garantito dai trattati internazionali, che prevedono appunto l’uscita di uno stato membro; e il giorno dopo si comincerà a trattare per stringere nuovi legami con la Gran Bretagna, diversi da quelli di prima. La catastrofe incombente non spazzerà via l’Europa, a meno che la struttura non fosse già marcia e periclitante, e in tal caso meritevole di essere spazzata via dalla storia.
Uno stato può decidere di farlo, se vuole. Altrimenti la comunità europea diventa quella che i nazisti chiamavano una “comunità di destino”, ossia un gruppo di territori che il destino (razziale, nel caso dei nazisti) ha deciso che dovessero stare insieme e che sarebbero stati insieme, a ogni costo. Dalla comunità di destino non c’è scampo, non c’è secessione. Non ci si salva dal destino razziale (o economico, o politico, fate voi); si può solo subirlo, e chi ritiene ingenuamente di ribellarsi attira su di sé la catastrofe.
Ecco, questo è un modo di pensare mitico; la politica basata su questi concetti ritorna ad uno stato mitologico. Si pensa per accadimenti mitici e non per convinzioni razionali. C’è il destino, c’è l’indissolubilità del fato, c’è la catastrofe: questi sono gli elementi della vita morale e politica, e i comportamenti devono rimanere nell’ambito di questi concetti. Non c’è male come via alla modernità; per essere moderni, europeisti, rottamatori, si ricorre alla modernità del pensiero mitico.

c) Inceneritore, aeroporto. Qui c’è poco da aggiungere. Non si torna indietro dalle scelte già fatte. Se lo si fa, ci aspetta la catastrofe. Chi vuole farlo dice solo bugie, inganna gli elettori. Non erano questi gli argomenti del PD a sesto Fiorentino? Ebbene, anche queste sono solo fesserie. Se una decisione già presa è una solenne cazzata, si ritorna indietro eccome, centomila volte se è necessario. Se la decisione dei cittadini elettori (quando li fanno esprimere, cioè – e perciò la riforma cosiddetta costituzionale cerca di farli esprimere il meno possibile e in modo da disturbare il meno possibile il manovratore) è tale, non resta che prenderne atto. Questa, signori, è la democrazia; è il consenso che decide che politiche vengono o non vengono attuate. Ma quando ciò non piace, ecco sorgere nuove categorie della politica, come la catastrofe e il destino. Se una politica è un destino, non ci si può sottrarre a essa, neppure se il consenso viene negato. Se ciò avvenisse, la catastrofe seguirebbe inevitabilmente. Quindi il consenso è obbligatorio, altrimenti, se viene negato, la necessità di evitare la catastrofe autorizza a farne a meno.

E qui ci rivolgiamo a voi, nostri lettori, pochi o tanti che siate. Vogliamo credere che siate abbastanza scafati da non credere che esiste un destino che sia altro che quello che gli uomini si fabbricano con le loro mani. E quel destino può essere cambiato ogni volta che si vuole, se siamo d’accordo. Vogliamo credere che siate abbastanza scafati da non essere dominati dalla paura. La catastrofe che agitano questi bugiardi, questi primitivi, retaggio di un pensiero mitico che sarebbe andato bene ai tempi dei babilonesi, non si deve spaventare; anzi è già arrivata, è qui, e noi ci siamo in mezzo. Ma tutti insieme possiamo uscirne, beninteso a patto di non cedere a questi stregoni che agitano lo spauracchio della catastrofe come fossero profeti di sventura del tempo di Savonarola. La catastrofe è ora; i nostri figli sono consegnati a un lungo e amaro precariato; per avere il nostro salario differito siamo costretti a chiedere un mutuo (a oltre sessant’anni!); le banche sono già fallite; la sanità pubblica… vabbè, lasciamo perdere. E la catastrofe sarebbe a venire? Ma, per essere nella situazione in cui siamo, soprattutto se lasciamo perdere questi parassiti di cui dicevamo, non ce la stiamo cavando male.
Avete capito il nostro punto di vista?

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